Diego Cugia
Lettera a un amore finito […]

Diego Cugia Lettera a un amore finito […]

Un amore finisce com’è cominciato, con una domanda alla quale non si sa dare una risposta:
all’inizio è “Mi sono innamorato di te?” e alla fine è “Ti amo ancora?”
La risposta alla prima domanda è “Sì”, se ci domandiamo se siamo innamorati di una persona conosciuta da poco significa che lo siamo, almeno un poco.
Ma se – dopo un anno o venti – cominciamo a domandarci “L’amo ancora?” la risposta è quasi certamente “No”.
Perché quando si ama non si fanno domande, si vive.
Le domande presuppongono un dubbio e il dubbio mal s’accorda con l’amore.
L’amore per essere tale è incondizionato, perdona tutto all’amato, fino alla follia.
L’amore condizionato è il tipico rapporto a due di oggi in cui il confine fra affetto ed interessi, è quasi sempre promiscuo, incerto e facilmente espugnabile da un terzo… ossia l’amato.
Lo so, lo so, vi state domandando per chi sto facendo l’Alberoni della situazione.
Per una donna fratelli, ovviamente… e non ne farò più il nome.
Una donna che mi ha scritto a voce alta domandandosi se mi amava ancora:
No tesoro, No amore, tu stai amando sempre di più te stessa e sempre meno quest’uomo che muore.
Ti capisco, nulla allontana di più che la sofferenza altrui, niente crea un vuoto altrettanto vasto che l’isolamento, la sconfitta o la malattia intorno a chi come il sottoscritto sta subendo un conto alla rovescia sulla propria testa.
Ma chiamandoti per l’ultima volta AMORE, anch’io, – che ti sono stato così fedele – mi distacco da te con tutta l’energia rimasta, poca, quella appena sufficiente a dare un colpo di coda.
Lo so cara, avresti voluto che ti trattenessi, che ti gridassi aiuto, che ti invitassi a non lasciarmi proprio ora, ora che mancano meno di cinque mesi alla mia esecuzione.
No, io non amo chi non mi ama, perché ho capito che è un esercizio sterile e inutile e così, come ho passato questi quattro anni di reclusione a ricordarti, così trascorrerò gli ultimi quattro mesi a dimenticarti e farò in modo che il mio vuoto sia il più vertiginoso e violento possibile, affinché un nuovo pieno, magari in extremis, fosse solo l’istante prima di salire sulla sedia elettrica, mi assista con un colpo di grazia, quello di un nuovo amore.
Grazie comunque piccola, per avermi tolto anche quest’ultima illusione, quella di essere amato da te…
Jack!

 

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