Il commiato 3ª parte
Qualcuno tra voi mi ha stimato superbo
e troppo schivo per ricevere doni.
In verità sono troppo superbo
per accettare compensi,
ma non doni.
E sebbene abbia mangiato bacche sulle colline
quando mi avreste invitato alla vostra mensa,
E dormito sotto il portico del tempio
quando mi avreste dato asilo con gioia,
Non è stata forse
la vostra amorevole preoccupazione
per i miei giorni e le mie notti
a rendere il cibo dolce alla mia bocca
e a circondare il mio sonno di visioni?
Per tutto questo io vi benedico ancora.
Voi date molto e lo ignorate:
In verità la bontà che si ammira allo specchio
si tramuta in pietra,
E una buona azione
che si compiace di sé stessa
genera una maledizione.
E alcuni di voi mi hanno giudicato distante
ed ebbro della mia solitudine,
E hanno detto:
“Lui tiene consiglio
con gli alberi della foresta,
ma non con gli uomini.
Siede solitario sulle cime dei monti
e guarda dall’alto la nostra città”.
È vero,
ho scalato montagne
e ho camminato in luoghi remoti.
Ma come avrei potuto vedervi
se non da una grande altitudine
o da una grande distanza?
In verità,
come si può essere vicini
se non si conosce la lontananza?
E altri tra voi
si sono tacitamente rivolti a me
pronunziando queste parole:
“Straniero, straniero,
amante di irraggiungibili altezze,
perché vivi sulle cime
dove le aquile costruiscono il loro nido?
Perché cerchi l’impossibile?
Quali tempeste vorresti carpire?
E quali uccelli chimerici
insegui nel cielo?
Vieni, e sii uno di noi.
Scendi,
placa la tua fame col nostro pane
e spegni la tua sete col nostro vino”.
Nella solitudine dell’anima
questo hanno detto;
Ma se la loro solitudine
fosse stata più profonda
avrebbero capito che ricercavo
soltanto il segreto della vostra gioia
e della vostra pena,
e che inseguivo soltanto
la vostra essenza più vasta
che si libra nel cielo.
Ma il cacciatore è stato anche la preda;
Molte frecce hanno lasciato il mio arco
solo per mirare al mio petto.
E volavo
ma strisciavo anche;
Quando le mie ali si dispiegavano al sole,
la loro ombra sulla terra
era una tartaruga.
E io, il credente,
sono stato anche lo scettico,
Poiché sovente
ho messo il dito nella mia stessa piaga,
per avere di voi la conoscenza
e la fede più profonde.
Ed è con questa fede e questa conoscenza
che io dico,
Voi non siete rinchiusi nel vostro corpo,
né confinati nelle case o nei campi.
Ciò che voi siete
ha la sua dimora tra le montagne
ed erra nel vento.
E non è qualcosa che striscia al sole
per scaldarsi
o scava buche nel buio
per trovare rifugio.
Ma qualcosa di libero,
uno spirito che avvolge la terra
e muove nell’etere.
Se queste sono parole vaghe,
non cercate di chiarirle.
Vago e nebuloso è l’inizio di ogni cosa,
ma non la sua fine.
segue