Isabel Allende
Sono una zattera senza timone […]

Isabel Allende Sono una zattera senza timone […]

Sono una zattera senza timone che naviga in una mare di pena.
 width=In questi lunghi mesi mi sono sfogliata come una cipolla, uno strato dopo l’altro cambiando, non sono più la stessa donna, mia figlia mi ha dato l’opportunità di guardarmi dentro e di scoprire quegli spazi interiori, vuoti, oscuri e stranamente tranquilli, che non avevo mai esplorato prima.
Sono luoghi sacri e per raggiungerli devo percorrere un cammino angusto e fitto di ostacoli, vincere le belve dell’immaginazione che mi sbarrano il passo.
Quando il terrore mi paralizza, chiudo gli occhi e mi abbandono con la sensazione di immergermi in acque torbide, fra i colpi furiosi delle ondate.
Per alcuni istanti che sono davvero eterni credo di morire, ma a poco a poco capisco che continuo a vivere nonostante tutto, perché nel feroce vortice c’è uno spiraglio misericordioso che mi permette di respirare.
Mi lascio trascinare senza opporre resistenza, e piano piano la paura viene meno.
Entro fluttuando in una caverna sottomarina e lì rimango in riposo, in salvo dai draghi e dalla sventura.
Piango senza singhiozzi, lacerata dentro, come forse piangono gli animali, ma allora il sole è ormai spuntato e viene la gatta a chiedere la colazione e sento i passi di Willie in cucina e l’odore di caffè invade la casa.
Comincia un altro giorno, come tutti i giorni.

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