“Avrei voluto averla io, la testa che hai tu”- continuò Pietro.
“Invece di matematica non ci capivo niente. Non faceva proprio per me. Bisogna avere una mente speciale per certe cose.”
Mattia pensò che non c’era niente di bello nell’avere la sua testa.
Che l’avrebbe volentieri svitata e sostituita con un’altra, o anche con una scatola di biscotti, purché vuota e leggera.
Aprì la bocca per rispondere che sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi, ma poi non disse nulla.
Pensò a quando la maestra l’aveva messo al centro della classe, con tutti gli altri intorno a guardarlo come una bestia rara, e gli venne in mente che era come se tutti quegli anni non si fosse mai mosso di lì.