L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
QUI potrete trovare la stessa poesia con una differente lettura.
Letta da Giancarlo Cattaneo Parole|Note
Letta da Gianni Caputo
Comment
Lio
Nelle giornate in cui mi sento vuota dentro, ringrazio quegli amici o amiche che, passando dal mio sito, mi fanno il regalo di lasciarmi un commento.
Oggi ne ho ricevuto uno a questa poesia (più esattamente ad un’altra versione della stessa poesia) e quindi per svogliata ed con i fumi in testa, sono riuscita a trovare qualcosa da proporvi di bello.
Il bello ovviamente è una questione personale, ma la poesia io credo lo sia sempre: riesce a darti una scossa, a farti rialzare la testa quando hai ormai il mento incollato per il troppo peso di quella cosa che dovrebbe essere di aiuto e che invece spesso ti affossa e basta….
Una poesia dolce, che parla di amore. con due interpretazioni splendide ed una terza lettura la potrete trovare all’altro link che vedete sul fondo.
Buona domenica 🤗😘