Dopo la tua notte, la notte dell’ultimo inverno,
il lungomare si è svuotato delle guardie,
nessun’ombra mi segue da quando la tua notte si è prosciugata
al sole della mia canzone. Chi mi dirà
ormai: Lascia il giorno passato e sogna con tutto
il tuo inconscio libero?
La mia libertà siede ora accanto a me, con me,
sulle mie ginocchia come il gatto di casa. Mi fissa
e fissa
ciò che mi hai lasciato ieri sera: il tuo scialle
lillà, una cassetta di Balla coi lupi e una collana
di gelsomino sul muschio del cuore…
Che farà la mia libertà dopo la tua notte,
la notte dell’ultimo inverno?
Una nuvola è partita da Sodoma verso Babele
centinaia di anni fa, ma Paul Celan, il suo poeta,
si è suicidato oggi nella Senna.
Non mi porterai più al fiume.
Nessuna guardia mi chiederà:
Come ti chiami, oggi?
Non malediremo
la guerra. Non malediremo la pace. Non scavalcheremo
il muro del giardino in cerca della notte tra due salici
e due finestre, e non mi chiederai:
Quand’è che la pace aprirà la nostra fortezza alle colombe?
Dopo la tua notte, la notte dell’ultimo inverno,
i soldati hanno insediato il loro accampamento in un luogo lontano,
una luna bianca si è posata sul mio balcone
e mi sono seduto insieme alla mia libertà a fissare in silenzio
la nostra notte.
Chi sono? Chi sono dopo la tua notte,
la notte dell’ultimo inverno?
Da “Una trilogia palestinese”