La città che cammina e invade il suo vento
ci somiglia, è una fabbrica d’aria
i corpi trovano spazio nella folla sfiorata
dai rami del Citísio e l’acqua è un’ombra. Ritrovo
lo sporco del mio nome cancellato sopra i muri
e tutti i nomi che decido di chiamare,
non li conosco: nella sera di lacca
l’unisono di voci dei muezzin ne fanno coro
ed è già dentro quello il mio richiamo,
da dove non sono è dove sento
fiato, fosforescenza.
Solo un desiderio rimane tra gli occhi
che si fanno più larghi e senza luce:
vivere spaesato in questo occidente d’altri
mettere il viso nel blu, in un rifugio
e nell’ocra nudo – e dissolvermi perfetto nella sabbia
e nascere di nuovo ragnatela o pioggia
che non arriverà, se non miracolo di un’ora –
quel che si annuncia è solo odore –
e notte senza peso.
Da “La polvere nell’acqua”
Letta da Giancarlo Cattaneo Parole|Note