Forse è il bel sito della memoria, ignoto
che ti accalora sulla mia porta
macchia rossa.
Tu batti sopra l’uscio col nervo della seta
palpeggi l’erba come le gocce estorte al sole;
ma disconosci mano sorella che ti vuole
soltanto la livrea carezzare.
Schiva, antica
nel profilarti a bordo di siepe
il passo muto
vibrisse pare sia il nome delle tue antenne.
Ammicchi e scansi
odori per la terra i tuoi resti famigliari;
le docili fattezze sepolte danno rose
carnato e spine prone alla presa.
Un po’ vestale
un po’ regina, dolce
gelosa
chiusa agli atti.
Ma libera nel lento trascino di mammelle,
distesa finalmente all’offerta,
in vie sicure.
Letta da Luigi Maria Corsanico