A Juan García Ponce
Come l’aria
disfa e fa
sulle pagine della geologia,
sui tavolati planetari,
i suoi edifici invisibili:
l’uomo.
Il suo linguaggio è un granello appena,
ma bruciante,
sulla palma dello spazio.
Sillabe sono incandescenze.
Piante, anche:
le radici
spezzano il silenzio,
i rami
alzano case di suoni.
Sillabe:
si intrecciano e sciolgono,
giocano
alle somiglianze e dissomiglianze.
Sillabe:
maturano in fronte,
fioriscono in bocca.
Le radici
bevono buio, mangiano luce.
Linguaggi:
alberi incandescenti
di fogliami di piogge.
Vegetazioni di lampi,
geometrie d’echi:
sul foglio di carta
il poema si fa
come il giorno
sulla palma dello spazio.
Da “Ritorno”
Letta da Domenico Pelini