A lungo sotto le coltri
Si strinse contro il petto la cera
Finché divenne molle e calda.
Sorse allora, e con dolce cura,
Con amorosa paziente mano
Ne ritrasse l’effigie viva
Dell’uomo che le stava nel cuore.
Come finì, gettò sul fuoco
Foglie di quercia, di vite e d’olivo,
E l’immagine, che si struggesse.
Si sentì morire di pena
Perché l’incanto era avvenuto,
E solo allora poté piangere.
Avigliana, 23 marzo 1946.
da “Ad ora incerta”